martedì, agosto 21, 2007

UN TOPO DETTO RAT-ATOUILLE


Il protagonista dell'ultima fatica della Disney-Pixar è Rémy, un topo con la passione ed un talento straordinario per la cucina, il quale, fedele al motto del grande cuoco Gusteau "tutti possono cucinare" decide di seguire la sua chimera. Giunge così nella cucina dell'ex-miglior ristorante di Parigi in caduta libera dopo la morte del grande chef (sempre Gusteau, naturalmente). Starà al topo risollevarne le sorti mettendosi in società con un maldestro e poco dotato apprendista alle prese con il dispotico nuovo chef interessato più che altro a vendersi il marchio del prestigioso ristorante come
pubblicità sulle confezioni di nachos, burritos e altre porcherie americane. Mica male come autocritica, considerando che solo qualche anno fa gli USA boiccottavano le cosiddette French Fries! Diplomazia internazionale a parte, Ratatouille (il titolo italiano sarà "Peperonata"? O meglio ancora, per mantenere il gioco di parole, "Toporonata"? Speriamo di no, visto anche che, per quanto analogo alla nostrana peperonata, il piatto provenzale in questione contempla melanzane, pomodori, zucchine e cipolla, ma non peperoni!) è un cartone molto carino. Non solo tecnicamente ammirevole, cosa che a lungo andare stufa parecchio (vedi qui sotto i trailer dei Simpson), ma anche intelligente per la trama e le trovate. Come spesso accade ultimamente, la fiabetta per bambini è molto meno puerile di quanto mediamente si propina agli obnubilati adulti, sarà perché gli uni hanno bisogno di impararare, mentre gli altri devono distrarsi. Il giovane ratto che lascia a malincuore il suo clan (nessun riferimento ai fatti di Duisburg per fortuna) per seguire il suo sogno di fare il cuoco è una figura eroica che chiede (quasi) l'impossibile, ovvero di essere accettata e di rifiutare di nascondersi e di autoghettizzarsi con la scusa della discriminazione. Una sola pecca: un omaggiono al vecchio Topolino glielo potevano pure fare!