venerdì, ottobre 06, 2006

Ancora Dalia


Mi spiace Simona, ma per me la regia è solida e la maestria nell'uso della macchina da presa è notevole, non fine a se stesso ma in stretto rapporto con la narrazione. Vedi il piano sequenza dell'apostamento dei pulotti / ritrovamento del cadavere, dove la macchna da presa esplora un intero isolato appiccicandosi alle cose, il ciclista, il camion, la donna che corre. Un oggetto visto da due angolazioni in contemporanea allude a due diverse interpretazioni. Per questo la storia chandleriana dove l'evidenza nasconde sempre una seconda verità è strutturale alla tecnica del film (cazzo, come sono critico figo...).
L'intento del regista è fondamentalmente erotico-voyeuristico. Mostrando e nascondendo il cadavere (o le tette di Scarlett) ci trasforma tutti in vergognosi colli di gomma che sotto sotto vorremmo osservare da vicino. Vengono in mente tutti gli altri film dove c'è l'ossessione del vedere (o acoltare) senza riuscirvi, il tutto misto alla frustrazione sessuale, Blow Out, Omicidio a luci rosse, Carrie, e i riferimenti ai maestri Hitchcock, il Truffaut dell'Uomo che amava le donne, Blow up, ma specialmente Peeping Tom di Powell/Pressburger, dove il maniaco filmaker monta il coltello sulla macchina da presa, uccidendo così le sue vittime con lo sguardo.
Insomma, a me è piaciuto...
Elzago

Blow Out e Blow Up. Un fonico e un fotografo che scavano nei loro sensi per decifrare un omicidio.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Avevo un Ghezzi in casa e non me ne ero accorta! Comunque, adesso capisco lo specchio dentro al water e la videocamera nella cesta della biancheria.

7/10/06 09:28  

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