giovedì, gennaio 11, 2007

Il grande C



Il GRANDE CAPO è un'invenzione straordinaria! Meglio ancora del "capro" in stile Malaussène, questa entità consente a qualsiasi vigliacco di scaricare la responsabilità delle decisioni più stronze e continuare a passare per una persona amabile. Credo che esista da lungo tempo, ma ci voleva il talento di Lars von Trier per rappresentarlo in maniera così asciutta e, al contempo, ricca di sfumature. La tesi è semplice, ma i suoi sviluppi si fanno vieppiù complessi: è più forte il desiderio di piacere o quello di conseguire, incuranti degli altri, i propri scopi ? E un quesito troppo importante per essere preso seriamente e con un brillante finale da "commedia" Lars ci ricorda che al genere umano frega ben poco di rispondere agli interrogativi morali.
Che dire del montaggio? Ci sono dei tagli inspiegabili anche nel bel mezzo di discorsi che dovrebbero risultare continui. Tempo addietro Lars von Trier andava affermando che nel suo cinema non cerca mai di esprimere ciò che si può dire con le parole. Ora, è risaputo che gli le dichiarazioni di intenti programmatici di Lars sono (programmaticamente) delle gran prese per il culo (ha un'animo situazionista, un po' come gli Idioti del suo film del 1998), però l'effetto di quei tagli a me sembrava voler togliere importanza alle parole. Che ne dite?

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sui tagli.
Il "dogmatico" Lars, alla maniera dei preraffaelliti (giuste le doppie?) vuole andare alle origini della tecnica filmica ovvero niente orpelli e finezze tecnologiche ma camera a mano e via andare. E' poi una solida struttura e contenuto a dare il senso al tutto. Così lui gira la scena come si usa tot volte e poi ne taglia di ogni ripresa le parti meglio. Quindi fa un collage per ricomporre la sequenza. Con lo scotch da pacchi, quello che costa meno, fregandosene di sfumati e inquadrature da punti diversi.
Oh, io me la sono vista così ma non so se ci imbrocco...

11/1/07 19:05  

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