lunedì, marzo 31, 2008

Ho sempre sognato di essere un gangster


J'ai toujours rêvé d'être un gangster è un po' Coffee and Cigarettes alla francese. Film in bianco e nero ad episodi in parte legati tra loro, con personaggi stralunati, dialoghi surreali ambientati rigorosamente al bar. Anzi in un'anonima "caféteria" da circonvallazione e nel suo ampio parcheggio. In realtà, nonostante l'evidente debito stilistico, nei confronti di Jim Jarmush & co, il 35enne autore e regista teatrale Samuel Benchetrit è stato capace di dare a questo suo secondo lungometraggio un bel tocco originale, oltre ad una vena comica un po' meno minimale che nel modello americano. I personaggi sono semplici, ma tutti molto teneri ed umani. C'è chi, annoiato dal presente, cerca un futuro avventuroso; chi è costretto a lanciarsi in avventure strampalate per sbarcare il lunario; o chi, invece, ha vissuto in un'epoca che non è più e che ormai fa parte del mito. Un omaggio commosso al cinema di ieri, quello dei gangster e degli avventurieri; o forse più che altro al cinema in generale, come proiezione di desideri che non trovano spazio nella vita.
E' proprio un film simpatico, divertente e molto godibile, di sabato pomeriggio la sala del Majestic Bastille era piena e rieccheggiante di risate. Sembrava quasi una proiezione d'altri tempi. Spero che esca anche in Italia, ma ho i miei dubbi, anche se è passato al Festival di Locarno dello scorso anno.