mercoledì, dicembre 27, 2006

Da cartoonia.


C'è una grande confusione nel mondo dei cartoni animati. Ne escono in continuazione, molto simili e con più titoli.
L'idea è che i papi e le mami non portino più una volta l'anno i bimbi a vedere il film Disney a Natale ma che ci vadano pure a Santo Stefano. a Capodanno, all'epifania etc. Se noi sei una bestia snaturata.
E a proposito di bestie snaturate, Open season, in inglese, fa Boog e Elliot a caccia di amici in italiano. Ma il titolo che ha portato me e Rac al cinema a vederlo è la versione francese ovvero "Les Rebelles de la Forêt", che anche se non sapete il francese si capisce, ma in Italia, sicuro, risulta troppo no-global. E infatti la storia, oltre a essere molto divertente, è veramente no global.
La "season" aperta è la stagione di caccia e i simpatici animaletti della foresta decidono che basta e, con armi di fortuna e ingegno, fanno un mazzo tanto ai cacciatori. L'orso, inurbato e mollaccione torna alla foresta e si riscopre grizzly.

Gutosamente blasfema la scena in cui sotto luce celestiale e musiche angeliche l'orso, oramai incapace di cagare nei cespugli, trova un vero water, con carta e tavoletta.
Elzago

sabato, dicembre 23, 2006

Che budellata di film

Ti piace lo splatter-movie. Allora guardati la serie di Masters of horror.
Qui in scaricaggio.
Visto per voi: CIGARETTE BURNS di Carpenter.
Che sollazzo. Il grande Udo Kier già Dracula nella versione sboldra di Warhol-Morrissey e inquitante essere in The Kingdom di Lars von Trier (seconda serie, se non erro) incarica uno sbarbatello ex tossico con morosa suicida in lago di sangue di trovargli un film che accoppa tutti quelli che lo guardano.

Per l'esattezza, fa ricomparire tutto il rimosso delle persone che o ammazzano tutti o si suicidano. C'è pure un angelo senza ali in quanto asportate con sega da falegname e altre squisitezze del genere.

Ma la scena clou è quella in cui Udo si fa un film da sè, usando le sue budelle come pellicola.

Sì vabbè, una bueada.
Elzago

domenica, dicembre 17, 2006

Coeurs


Sono tutti bravissimi tranne la Morante che è uno stoccafisso con la voce da trans


All'alba dei suoi 84 anni Alain Resnais inventa la dissolvenza in neve. E funziona, per giunta. Nevica per tutto il film, a volte anche in casa e comunque sempre tra una scena e l'altra (in effetti, per abbondanza e persistenza, la nevicata di Cuori è seconda solo ai servizi dei TG di questi giorni che promettono piste innevate agli sciatori esitanti). Entrando nei luoghi chiusi i personaggi si fregano le mani e si scrollano di dosso la neve, ma non riescono a dare, nè a ricevere, calore e conforto.
Vi ricordate Smoking - No smoking? Ebbene anche a questo suo nuovo film Resnais conferisce lo stesso sapore da esperimento etologico - così come aveva fatto in maniera ancora più esplicita nel bellissimo Mon oncle d'Amérique, dove ci sono addirittura gli inserti con le spiegazioni dello scienziato (l'insigne biologo Henri Laborit) -. Le persone, spesso inquadrate dall'alto, sembrano topolini che si muovono in ambienti costruiti ad hoc per studiare le loro reazioni. Il fenomeno analizzato è, come indica lo stesso sottotitolo Private fears in public places (paure private in luoghi pubblici), la paura di aprirsi all'altro, l'incapacità di accettare la propria solitudine e quindi di condividere anche quei pochi spazi "pubblici" che ci son dati. E bravo Resnais, faglielo vedere a Bellocchio che i sessantottini non sono tutti rincoglioniti come lui!

Sabine Azéma e Pierre Arditi sono fantastici

" Mon oncle d'Amerique " di Alan Resnais

lunedì, dicembre 11, 2006

Anche Borat in anteprima!

Politicamente e religiosamene innocuo (molto peggio Rutelli e Mastella o il papa), Borat è semplicemente una simpatica porcata. Dare un senso politico ad una ricerca di ass-oluta volgarità è da bigotti.
Una piccola carrellata che dà il senso del raffinato umorismo (supera anche Dupree... e Boldi).

Borat al paesello (Kazakistan).

Durante il viaggio negli USA l'amico Azamat medita su Pamela Anderson.

Borat interviene a difesa dell'onore di colei che vuole sposare.

Ma Azamat si sa difendere.

Fortuna che alla fine il messaggio cristiano è vincitore e al paesello tutti si convertono.

domenica, dicembre 10, 2006

The Host in anteprima!



The Host è un film coreano di mostri (contrariamente a quanto si potrebbe pensare la cinematografia coreana è estranea al genere horror) e in quanto tale fatica a sottrarsi al cliché della solita boiata con i tipici rumoracci che fanno tanto colpo di scena e le scritte ammonitrici tipo "dall'oscurità un nuovo incubo" etc. In realtà The Host è un film molto equilibrato e ben fatto che, come esplicita l'intervista al regista Bong Joon-Ho pubblicata sul numero di dicembre dei Cahiers du cinema (che non sono mica Ciak o robaccia del genere, troppo impegnata a promuovere i film di mostri italiani, ovvero i Boldi, De Sica e Crialesi vari), usa la metafora del mostro per riflettere su questioni fondamentali. E poi è un film "alternativo" dove i protagonisti sono dei perdenti, sporchi, buffi, maldestri e stupidotti; i TG sparano le solite cagate e si inventano un virus da mostro che l'esercito americano vuole debellare con le armi chimiche distruggendo un po' tutto; il mostro mangia, vomita e si sente solo; la gente si ribella e tira le molotov. A proposito lo sapevate che in coreano "come stai" si dice "hai mangiato bene"?

E ora confrontate il Trailer fico con il
Trailer pecoreccio

Comunque c'è chi insiste: nonostante
The Host sia quasi privo di scene splatter, eccone varie sequenze in un sito che si chiama
"bloody-disgusting". Vabbè.

sabato, dicembre 02, 2006

Il fauno e il fascio



Ce lo stanno spacciando per la solita paccottiglia fantasy, visto che il genere nelle sue derivazioni più becere ultimamente gode di una certa fortuna, ma in realtà Il labirinto del Fauno, come tutte le vere fiabe, è tutt'altro che distaccato dalla realtà. La povera Ofelia è sospinta tra due mondi - quello reale della guerra civile spagnola con tanto di patrigno-gerarca che più odioso non si può - e quello magico - pieno sì di meraviglie ma tutt'altro che rilassante, in cui può ancora sperare di trovare un papà buono e di diventare una principessa.
Tecnicamente è molto bello, ma assai più semplice e meno condito di effetti speciali di quanto non lascino immaginare i trailers. Non dico altro perché è da vedere e anche da farsi un bel pianto. Simona: vai!
Chiudo con un interrogativo. Perché il "minotauro" di questo labirinto è molto più cattivo di quello di Shining (la citazione è evidente)?