giovedì, febbraio 21, 2008

Redacted, rivisto e corretto



Fin dal titolo, cui l'edizione francese ha aggiunto un corollario esplicativo, "révu et corrigé" per l'appunto, il nuovo film di Brian De Palma si prensenta come un mosaico ricomposto di immagini. "Redacted" significa infatti "preparare per la pubblicazione", ovvero "editare", "ricomporre" e anche "manipolare", oltre a "redigere". In maniera assolutamente magistrale De Palma ricrea materiali provenienti da fonti diverse - telecamere di sorveglianza, riprese più o meno amatoriali effettuate dai soldati, servizi della TV irakena e video pubblicati su internet, ci sono anche i frammenti di un finto documentario con velleità artistiche - e li ricompone in un'unica tragica rappresentazione. Il tutto si svolge a Samarra nel 2006 e la vicenda raccontata è ispirata ad un fatto realmente accaduto, ovvero lo stupro collettivo di una quindicenne, il suo assassinio e quello di tutta la sua famiglia da parte di un gruppo di soldati statunitensi. Oltre a denunciare l'orrore, l'abbrutimento e la violenza generati da una guerra inutile, immotivata, se non in termini di opportunità personali, agli occhi stessi dei soldati, De Palma si interroga, come sempre, anche sulla legittimità del voyeurismo cinematografico. Non è forse una colpa anche quella di assistere alle atrocità della guerra per filmarle e magari guadagnarcisi da mangiare? De Palma sembra considerare il "voyeur" colpevole quanto il carnefice. Effettivamente il problema è filosofico, quindi insolubile. Da una parte il fatto di mostrare ed informare il mondo dell'orrore e della violenza è un atto di denuncia meritevole che quindi non va colpevolizzato; dall'altro è vero che c'è qualcosa di mostruoso in chi riesce ad assistere e a documentare delle efferatezze insopportabili. Visto che la filosofia non ci aiuta, possiamo sempre dare una risposta religiosa, che forse è proprio quella che sta all'origine dei sensi di colpa di De Palma: si può fare basta che la logica sia quella del sacrificio...guai a chi prova piacere. In questo caso, in fondo, non è affatto difficile.
Comunque il film è davvero eccellente. Breve, carico di tensione, conciso ed efficace. Perfetti anche gli attori e molto kubrickiani (secondo me non è un caso che qui ci sia un Palla di Lardo diventato cattivo), come del resto l'Andante trio op.100 di Schubert, colonna sonora di Barry Lindon. Non so quando uscirà in Italia, ma è senz'altro un film che vale la pena attendere.
Una curiosità: Vittime di guerra, ovvero The Outrages, l'unico altro film di guerra di De Palma, è ambientato in Vietnam ed ha la stessa trama! Corsi e ricorsi del cinema e della storia!

giovedì, febbraio 07, 2008

Juno


Juno è uscito negli Usa a dicembre 2007, in Francia il 6 febbraio 2008, mentre in Italia si vedrà solo dal 4 aprile 2008. Niente di male se non che in realtà per l'Italia questo film è già passato e ha pure vinto la seconda edizione del Festival del Cinema di Roma! Ora, capisco che volgo che frequenta le sale cinematografiche italiane non goda degli stessi privilegi di chi invece può concedersi le primizie ai festival, ma mi chiedo anche a che cosa serva promuovere festival cinematografici che non hanno alcun riscontro impatto sulla vita culturale dei comuni mortali. Insomma voglio dire, se un film vince un festival in Italia, non vedo perché debba uscire nella stessa Italia 4 mesi dopo essere uscito in Francia! Premiare un film non serve forse a promuoverlo e ad aumentarne la visibilità? Evidentemente questo non è il punto di vista di Veltroni & Co. O che non sia invece, vista la sensibilità del centro sinistra in proposito, che il film è stato premiato perché parla di una che sceglie di non abortire?
Comunuqe, al di là questa polemica, Juno è una ottima commedia: ironica, molto divertente e pure intelligente. Come tutte le commedie, anche questa non è esattamente realistica, quindi non ci si deve aspettare una vera e propria analisi dei problemi che può avere una sedicenne che rimane incinta; questo film offre piuttosto un'ottima rappresentazione del punto di vista al contempo cinico ed ingenuo che degli adolescenti di questi tempi hanno sull'amore, sul sesso e sulla vita di coppia. Lo stesso eccellente humor dei dialoghi e delle battute di questo film nasce proprio dalla facilità con cui questi adolescenti si mostrano spregiudicati senza esserlo ancora diventati. Jason Reitman del resto è anche il regista del simpatico Thank you for Smoking.
Ottima anche l'interpretazione della protagonista, la ventenne Ellen Page che ha debuttato in X-Men 3: conflitto finale, prima di interpretare la conturbante Hailey in Hard Candy. L'interpretazione di Juno le è valsa una nomination al premio oscar come migliore attrice.
Insomma se ad Aprile avrete ancora voglia di andare al cinema, ricordatevi che con questo film vi fate pure quattro risate.

martedì, febbraio 05, 2008

Sweeney Todd contro Montecristo


Tim Burton si è sempre occupato di mostri. Mostri che sono sempre vittime di una società che li addita, li isola e li disprezza. Nel caso di Sweeney Todd - Il Diabolico Barbiere Di Fleet Street, il caso è leggermente diverso: prima di subire il gran torto che lo strappò via dalla sua famiglia, il barbiere Benjamin Barker era un tipo normale, nonché piuttosto apprezzato nel suo settore; è il fatto di divenire vittima di una tremenda ingiustizia, che lo trasforma poi in mostro. Insomma i mostri sono vittime, e le vittime a volte si trasformano in mostri. Nel caso di questo film è la sete di vendetta che trasforma l'eroe in mostro. Inizialmente la storia riprende inequivocabilmente quella del Conte di Montecristo: entrambi arrivano dal mare, hanno cambiato nome e intendono farsi giustizia. Poi però la vicenda di Sweeney Todd evolve in maniera piuttosto diversa, forse non ha lo stesso sangue freddo del famoso Conte...
Quanto all'aspetto visivo, Sweeney Todd rientra pienamente nell'iconografia e nello stile sviluppati da Tim Burton nel corso degli anni: toni lividi su cui spicca il rosso del sangue, atmosfere gotiche e personaggi stralunati con capigliature improbabili. Venendo infine al sonoro, la scelta del musical è bizzarra ma coerente: i personaggi cantano come per ribadire la loro appartenenza alla medesima fiaba. So che sono in molti a non sopportare i musical, ma devo dire che in questo caso la parte musicale è molto discreta: si segue la storia quasi senza accorgersi che i personaggi parlano cantando e non ci sono spettacolini, balletti e cori. Naturalmente è da evitare qualsiasi edizione che non sia l'originale!
In Italia dal 22 febbraio 2008.

domenica, febbraio 03, 2008

No country for old man - bis


Insomma dicono tutti che questo film è il capolavoro dei fratelli Coen. Sinceramente non capisco perché si debba escludere che il prossimo sia ancora meglio, ma concordo sul giudizio artistico. No Country for Old Men è un film criptico, molto visivo e intraducibile in un discorso logico - credo che sia per recensire film del genere che Enrico Ghezzi ha dovuto oltrepassare la soglia della prosa comprensibile -. Un killer psicopatico venuto dal nulla uccide chiunque incontri sul suo cammino; uno sceriffo filosofo segue la vicenda in differita e non riesce neanche ad incontrare il cattivo; l'antagonista del cattivo non è nemmeno buono e comunque nessuno di questi personaggi si confronta con gli altri. Sarà un anti-western elegiaco, decadente e crepuscolare? Boh, ma in fondo chi se ne frega. Se vi sono piaciuti Fargo e prima ancora Blood Simple andate tranquilli a vedervi anche questo!
NB Da cinofila io ho apprezzato molto il fatto che i cani morti fossero palesemente dei pupazzi!