sabato, marzo 31, 2007

Paris te amo, ostrega!


O detta in altro modo "parizh ja ljublju tebja".
E sei vuoi vederlo lo trovi qui dato che non penso che uscirà in Italia.
Tantomeno se vuoi capire che aria si respira da queste parti.
(se non sai usare rapdshare scrivici che ti si spiega).
elzago

Tanti registi per una città



Il film si chiama Paris je t'aime ed è stato presentato a Cannes nel 2006. Cosiste in una ventina di corti, ciascuno realizzato da un regista diverso e dedicato ad un quartiere della ville lumière. Non tutti sono riuscitissimi (quello di Gus van Sant che neanche la presenza di Marianne Faithfull riesce a sollevare), ma nel complesso compongono un quadro d'insieme variegato e pieno di pathos. Molto divertente l'episodio dedicato al mimo, così come quello sulla turista americana che ha fatto il corso di francese e quello sul rappresentante di prodotti per parrucchieri (nella foto). Una sfilza di attori famosi, tutti simpatici, persino Sergio Castellito!

mercoledì, marzo 28, 2007

A quando Saturno contro Godzilla?


Molti diranno: sì, questi guardano a Parigi questi film pesissimi, ma come faccio a farmi una sana opinione sul film di Ozpetek? Noi abbiamo visto il trailer e ci è bastato. Un'occhiata e ci siamo detti: non ci avranno vivi! Meglio la morte! Meglio Muccino che il temibile duo Accorsi-Buy. Ma appunto per fare luce sui tempi Buy, eccovi aiutati. Anzi di più: vi diamo la ricetta per farvi da voi un bel film di Ozpetek. Presa di pacca dal Ruggito del Coniglio. Clicca qui.
Elzago

La nuda proprietà!!!


...e non la "proprietà privata", come il titolo originale (Nue propriété) è stato selvaggiamente tradotto in Italia!!! Del resto, nel nostro bel paese 'o sole anche un bellissimo film su una madre che vorrebbe rifarsi una vita dopo aver cresciuto i figli, diventa: "Due giovani fratelli che non riescono a separarsi vengono sedotti da una madre conturbante e ambigua". Insomma se vuole smettere di fare la mamma, deve per forza essere una molto perversa, come del resto le rinfaccia quello più stronzo dei due figli. La "nuda proprietà" allude, in maniera un po' ambigua forse, al fatto che la donna non è padrona della sua casa - come della sua vita - , pur essendone nominalmente proprietaria. Insomma, andate a vederlo nonostante venga fatto passare per un pornazzo. A parte gli scherzi, su mymovies hanno persino messo una foto di Isabelle Huppert di almeno 20 anni fa.

lunedì, marzo 26, 2007

The Good German



O meglio Intrigo a Berlino, come recita il titolo della versione italiana, l'ennesimo esercizio di stile di Steven Soderbergh? Di fatto, dopo il bellissimo Bubble, Soderbergh dà prova ancora una volta di essere un regista la cui ricerca stilistica non va a discapito del contenuto. Del resto, in questo caso più che mai, l'aver ricreato un noir in stile Hollywood anni '50, non è affato un vezzo estetico. Al contrario gli ingredienti del noir e quell'inquietante senso di un mistero che non si scioglie neanche quando il colpevole viene scoperto, qui sono ricondotti alle loro origini, al momento in cui gli USA andavano a raccogliere il bottino nell'Europa distrutta dalla guerra, agli annessi sensi di colpa e alla paura che il passato ritorni. Un intrigo intricatissimo e intrigante, la femme fatale e l'eroe chandleriano disilluso ma idealista si muovono in un chiaroscuro marcato e in zone d'ombra dove si spia e si trama. La guerra che ha generato crimini ed orrori è finita, ma lascia il posto a trattative e a compromessi altrettanto crudeli. Bello il finale. Belli e bravi anche Clooney, Cate Blanchett e Tobey Maguire (Spiderman).

mercoledì, marzo 21, 2007

Angel di Ozon


Angel è il nome della protagonista del film (tratto dal romanzo di tal Elisabeth Taylor,non Liz, che tutti citano e nessuna ha letto) una giovine che, non ancora ventenne, riesce a "sfondare" come scrittrice grazie alla sua fortissima determinazione. Siamo in Inghilterra nel 1905 e il romanzo sentimentale di dubbie qualità letterarie, rivolto per lo più ad un pubblico femminile, conosce un certo successo. Angel incarna pienamente quello che è il desiderio di evasione del suo pubblico, perché ha sempre rifiutato il suo mondo costruendosi un universo romantico nutrito da una straordianria immaginazione. Di fatto il suo assoluto egocentrismo è al limite del patologico. Incapace di vedere al di fuori di sè stessa, la scrittrice distrugge tutto ciò che la circonda: il fatto stesso di raggiungere molto rapidamente fama e ricchezza accentua il suo narcisismo consentendole veramente di disporre a suo piacimento di chi le sta intorno e ciò la porta altrettanto rapidamente alla rovina. Non sprovvisto di una certa ironia - carine le scene della luna di miele che richiamano le cartoline dell'epoca -, il film, secondo me, non convince completamente. C'è un moralismo di fondo che tende ad appesantire un po' il tutto e c'è anche Charlotte Rampling che fa una parte inutile, oltre che anagraficamente insostenibile. Angel sembra essere la causa di tutti i mali del mondo, nei suoi confronti non c'è alcuna indulgenza, ne accenno alcuno al perché essa sia una specie di alienata. In fondo, se proviamo ad immaginare quale fosse il mondo da cui Angel voleva fuggire, non possiamo che darle ragione! Invece sembra quasi che questa donna venga punita per il suo successo, quasi dovesse pagare per aver perseguito un fine che coincideva con i suoi desideri invece di continuare la tradizione familiare diventando serva e madre a sua volta. Non per niente sarà proprio un barlume di senso materno ad esserle fatale...
PS Che Ozon fosse un ammiratore di Fassbinder si sapeva, ma arrivare al punto da scritturare uno Michael Fassbender (nei panni di Esmè, marito di Angel) sembra esagerato!

venerdì, marzo 16, 2007

italiano doc. al cinéma du réel



Un racconto incominciato: fossero stati quaranta minuti, si poteva anche reggere, ma OTTANTA sono decisamente troppi per un documentario su Nicotera Marina, un paesino di pescatori in Calabria: ottanta minuti di scene di vita quotidiana, filmati in stile homevideo e inframezzati dai pistolotti di un tizio che filosofeggia sulla precarietà della vita dei pescatori (« Les pêcheurs de Nicotera Marina ont créé un monde à part. Ils ont un rapport privilégié avec l’absolu. Chaque fois qu’ils prennent le large, ils partent vers la liberté. Ils sont amoureux de cette force centrifuge. L’antichambre de l’absolu, c’est la nature. »), possono essere più noiosi della vita quotidiana stessa. Molto meglio l'Elicottero, documentario Georgiano, 22 minuti sulla vita semplice di una famiglia di contadini: tra animali, pascoli e bambini spunta la carcassa di un elicottero ceceno ormai innocuo.

Alexander il Saggio al Cinéma du Réel


Tra le belle retrospettive del sotto citato festival, c'è quella su Alexander Kluge, regista tedesco, ma anche sceneggiatore e scrittore, del giro di Wenders, Schlöndorff, Herzog, ovvero il gruppo del Neuen Deutschen Films. Kluge, che vuol dire per l'appunto "saggio", ha lavorato molto anche per la televisione RTL girando piccoli documentari (anzi direi che i suoi sono i tra i primi mockumentary) ironici e parodistici volti a combattere quella che il regista definisce la "colonizzazione della coscienza" (Kolonialisierung des Bewusstseins).
Tra questi ieri ho visto Wer immer hofft stirbt singend (Chi vive sperando muore cantando), Der flexible Unternehmer (L'imprenditore flessibile), Ich war Hitlers bodyguard (Ero la guardia del corpo di Hitler) e Der Offizier als Philosoph (L'ufficiale come filosofo). Ad eccezione del primo, sono tutti interpretati dal grande Peter Berling (che ha fatto Aguirre, furore di dio, ma anche il petomane) che si finge ora produttore delle famigerate farine animali e al contempo ecologista, ora ex-guardia del corpo di Hitler attualmente laido ciccione dalla camicia sgargiante che se ne sta indisturbato ai Caraibi , ora militare "nicciano" che si chiede se un lanciafiamme sia "cosa in sè" o "cosa per sè".

Cinéma du Réel



Il 29° festival internazionale del film documentario di Parigi ha luogo dal 9 al 18 marzo 2007 al Centre Pompidou. C'è un concorso internazionale - l'Italia è rappresentata da Un racconto incominciato di Felice d'Agostino e Arturo Levorato che verrà presentato questa sera e che andrò a vedere - oltre a tante bellissime retrospettive.

mercoledì, marzo 14, 2007

I testimoni



La storia si svolge all'inizio degli anni 80. Manu e Julie, fratello e sorella ventenni arrivano a Parigi. Lei canta, lui bazzica luoghi di incontri gay dove conosce Adrien, un uomo maturo, generoso e disinteressato, il quale si innamora di lui. Il ragazzino non ricambia, ma lo frequenta e tramite lui conosce una coppia "aperta" di neogenitori: Mehdi, poliziotto, e Sarah, aspirante scrittrice, nonché accanitissima fumatrice (vista la bocca di Emmanuelle Béart, la sigaretta deve essere un'allusione al desiderio di suzione) e madre snaturata. Mehdi, il virile poliziotto, fautore della repressione di prostituzione e devianza, in realtà si approfitta del ragazzino il quale, ad un certo punto si ammala di aids e viene curato dal buon Adrien che così viene a sapere tutto sull'ipocrisia del suo amico. Les témoins è un film che ha soprattutto il merito di trattare la tematica dell'aids in termini politici. Fa emergere in maniera molto chiara come la malattia nasca e si sviluppi grazie all'ipocrisia, alla repressione e alla falsità. Non a caso è il poliziotto, con il suo falso moralismo, a diffondere e ad alimentare la malattia. La sua ipocrisia, o meglio quella del sistema che egli serve approfittandone dove può, non solo produce la malattia, ma la strumentalizza per accrescere il suo potere. Téchiné, maestro oramai affermato e riconosciuto, divide il film in capitoli: "Les beaux jours" e "La Guerre", seguiti da una post-fazione, "Le retour de l'été", che avrebbe potuto risparmiarci o condensare in qualche minuto invece di aggiungere tante scene inutili (perché Mehdi, il poliziotto e Julie, la sorella di Manu, insieme in aereo?). Nell'insieme, non male comunque. Chissà se uscirà in Italia.

Cinema e ideologia



Periodicamente si ritorna sull'argomento. Tipo quando esce un film di Clint Eastwood, c'è quello che dice che è un grande regista anche se non è di sinistra (oui, c'est toi, Max!). A me è capitato l'altro giorno di rivedere La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi e, quindi, di ritornare sull'annosa questione, visto che ho trovato tanto bello il film quanto irritante il messaggio (forse era suggestione, ma mi è parso di percepire una certa insofferenza del laico pubblico della Cinémathèque française di fronte alla crescente vis predicatoria del film). Pressochè un capolavoro dal punto di vista tecnico - i tempi dilatati senza perdere il ritmo, lo studio della luce e della fotografia, la bravura (e il fascino) di Rutger Hauer e chi più ne ha più ne metta (una nota di biasimo solo al doppiaggio, veramente marcio, di questa versione italo-francese) - il film porta una messaggio assolutamente irritante per chi tenti, nella sua vita, di non soccombere ai sensi di colpa indotti dalla morale giudaico-cristiana. Il concetto di fondo è: il peccatore (tutti noi) non riesce a raggiungere dio, perché è fondamentalmente una specie di tossico incapace di perseguire un fine, ma può ricevere la grazia se crepa provandoci. Io credo che il tossico sia tale proprio perché preti-rabbini e compagnia bella gli hanno detto che lui è una nullità indegna, sporca e cattiva, e giù sensi di colpa, finché non diventa veramente quella gorna insaziabile di peccatore capace solo di strisciare e di pentirsi per poi ricadere nella tentazione.

sabato, marzo 10, 2007

Oui, elle est Catherine Deneuve!



La Cinémathèque française dedica una personale a Catherine Deneuve, la quale viene ad inaugurarla scegliendo Tristana di Buñuel come film da presentare. Il film effettivamente è magnifico e la Deneuve vi sostiene una parte immensa per la giovane attrice che era allora, ovvero la rappresentazione della maturazione della protagonista da fanciulla innocente a donna inacidita e delusa. Bellissimo anche il personaggio di Don Lope (Fernando Rey), un libertino che si serve a suo piacere di idee politicamente radicali e anticonvenzionali, rivelandosi così più ipocrita ancora dei cattolici. Non mi soffermo oltre sul film che meriterebbe approfondimenti di ben altro spessore - nel senso che una analisi dettagliata dei riferimenti inconografici e del loro significato filosofico-politico basterebbe a riempire un tomo bello grosso - e invito tutti a vederselo. Tra l'altro, per chi avesse visto il recente Labirinto del Fauno (recensito anche qui sul mese di dicembre) è interessante notare quanto Guillermo del Toro abbia attinto dal grande Buñuel. La storia è analoga, Il Labirinto è più fiabesco, dunque molto più "categorico" rispetto all'ambiguità di Tristana, però la storia contiene a mio avviso non poche analogie.
Dopo la proiezione la Deneuve si è intrattenuta (Intervista) con i suoi ospiti e con il pubblico, dimostrando di essere una grande cinefila oltre che molto più intelligente di coloro che le ponevano le domande. Tra le altre cose interessanti, ha raccontanto di come Buñuel le avesse raccomandato "pas de psychologie" quando, in Tristana, lei doveva mostrare le sue grazie e la sua gamba amputata al lubrico giovine che la concupiva. Chi ha visto la scena in questione dovrebbe capire, chi non l'ha vista, se guardi!

lunedì, marzo 05, 2007

Tim Burton e il suo Pee Wee



Pee Wee's Big Adventure, imperdibile per gli appassionati di Tim Burton: è il suo primo film ed è meglio di molti dei successivi. Con basso budget e scarsi mezzi tecnici Burton guadagna in autenticità e creatività. Una trama fiabesca per il viaggio iniziatico di un pierrot che parte alla ricerca della sua bici perduta. Scene psichedeliche in cui le paure prendono la forma di tirannosauri fluorescenti e le camioniste fantasma si fanno uscire gli occhi dalla testa.
PS
Lo stralunato protagonista di questa pellicola ha avuto qualche problema con la legge, ma non è l'unico. Guardate qui.

Il numero 23 (IN ANTEPRIMA!)



Che dire dell'ennesimo thriller psicologico che, secondo la migliore tradizione del genere, gioca sulla confusione tra la realtà e la paranoia, tra il delitto e l'incubo? In questo caso ci si aspettava forse qualcosa di più, anche se il film di per sè regge fino alla fine con un buon ritmo, la giusta tensione e qualche (prevedibile) colpo di scena. Se Jim Carrey, ancora una volta, da prova delle sue doti da attore drammatico, Joel Schumacher si conferma quale buon mestierante assolutamente disinteressato ad una qualche ricerca stilistica. Lo stile, infatti, lo copia di pacca da illustri antecedenti quali Angel Heart e Memento, però a volte sconfina nell'iconografia pubblicitaria alla "Martini Red Passion". Sulla sceneggiatura va detto che è scritta benino e che punta tutto sull'igiene mentale, perché se ti tieni dentro qualcosa cadi preda del temibile 23, ovvero ti metti a fare operazioni finché non lo fai saltare fuori dappertutto. A parte gli scherzi, nel complesso non è affatto male, soprattutto se accompagnato ad una vasca di pop-corn. Comunque in Italia esce il 30.03.2007 per O1 Distribution: 30+3+2+7=42:2=21+01=22+1=23!!!!! E dapperttutto!!!!