martedì, febbraio 27, 2007

Note scandalose


Eccolo, Pippo di Vetro (click qui)

Diario di uno Scandalo


Uscito in un momento in cui pare che i ragazzini tutto facciano a scuola tranne che studiare (forse è sempre stato così, ma non c'erano i telefonini per filmare i misfatti. E poi, diciamocelo, anche se li avessimo avuti, noi della vecchia guardia non saremmo mai stati così stupidi da diffondere i filmati in rete...), questo film non racconta tanto la torbida quanto esecrabile relazione tra insegnante ampiamente svampita e allievo furbetto ma ampiamente minorenne, quanto il disastro che può accadere quando diverse psicopatologie si incontrano.
Da una parte la suddetta insegnate giovane, bella quanto svampita e dalla personalità evanescente, che vive principalmente in funzione degli occhi degli altri, primo fra tutti il marito molto più anziano (suo ex insegnante, guarda un po'...), dall'altra la collega zitellona incarnante tutti gli stereotipi del genere, che ha il guaio di essere, oltretutto, dominante e calcolatrice, che la ricatta per ottenere, nella sua mente malata, quello che lei crede amore, ma che nient'altro è se non puro dominio.
Molto interessante per gli amanti del genere "Poca azione, tanta introspezione", astenersi amanti del ritmo incalzante.
Strepitosa, oltre alla bellezza di Kate Blanchett e alla bravura di entrambe le protagoniste, la colonna sonora di Philip Glass.

Simona

lunedì, febbraio 26, 2007

Music and Lyrics2


2 i motivi fondamentali per vedere questa pietra miliare del cinema.
1: fa ridere
2: parla d'amore
Ditemi se è poco...
Elzago critico raffinato.

Music and Lyrics


Il titolo italiano, Scrivimi una canzone, ancora una volta banalizza il significato profondo di un film essenzialmente filosofico: Sophie Fisher (Drew Barrymore) ama le parole perché dicono come sei veramente, mentre Alex Fletcher (Hugh Grant) preferisce la melodia che è puro sesso. Neanche Heidegger era mai stato tanto enigmatico. Comunque le due filosofie di vita si traducono, per lei nell'inaffiare piante a domicilio tentando di dimenticare lo scrittore che l'ha ferita, per lui nel tirare a campare facendo il revival di sè stesso. Il film è da vedere (possibilmente in lingua originale) anche solo per i geniali finti video anni '80 dell'ex-pop star Alex e i balletti di Cora, la diva pop attuale. Allora bando alle ciance e largo alla musica kitch e al marciume umano di Hugh Grant, che è assolutamente fantastico.

La madre de La voltapagine



La voltapagine
è il classico thriller psicologico. Ben fatto, intrigante, va via lisico senza mai calare la tensione. I problemi nascono quando esci dal cinema: ne parli con chi l'ha visto insieme a te e subito emerge l'elemento di discordia.

- Certo che la protagonista è stata bene umiliata da quella stronza che ha negato l'autografo a sua madre!
- ehhh???
- Beh, si, la bambina ha sofferto e vuole vendicarsi per l'umiliazione di sua madre oltre che il mancato superamento dell'esame.
- Macché, la donna che, sulla porta si vede rifiutare l'autografo dalla famosa pianista, NON E SUA MADRE! E sempre la stessa scema che poi è entrata in piena commissione d'esami, ha richiesto quello stramaledetto autografo, lo ha ottenuto perché la pianista stronza è anche vanesia, e ha distratto la bambina che stava suonando stroncandole la carriera!

Forse l'aspetto più conturbante del thriller psicologico consiste proprio nell'ombra oscura che la sua interpretazione getta sui nostri cari. O forse questo genere cinematografico ha una funzione di catalizzatore sociale che crea dibattito e scambio.
Fatto sta che bisogna rivedersi il film, a meno che qualche pietoso lettore che lo abbia visto (o che voglia andarselo a vedere, visto che è assolutamente godibile) non ci aiuti a dirimere la questione. Attendiamo speranzosi!

PS: Il giovane regista, tal Denis Dercourt, ha debuttato nel 1997, ma questo è il suo primo film ad uscire dalla Francia. Inquieta il fatto che egli stesso sia figlio d'arte sia nel cinema, che nella musica. Con buona probabilità si identifica con il povero figlio della pianista stronza ed esorcizza con questo film il desiderio che una vendicatrice venga a distruggere la sua famiglia.

mercoledì, febbraio 21, 2007

AUTOCRITICA

Purtroppo trovo solo ora il tempo per fare ammenda dell'errore commesso ieri l'altro in trasmissione. Come i nostri coltissimi nonché implacabili ascoltatori, mi hanno fatto notare ne Gli ammutinati del Bounty, noto anche con il titolo La tragedia del Bounty, non c'è Humphrey Bogart, bensì il grandissimo Charles Laughton. Per ulteriori ragguagli potete consultare wikipedia, dove viene spiegato anche il fatto storico realmente accaduto.
Il film con Humphrey cui erroneamente mi riferivo è invece "L'ammutinamento del Caine". Opera di grande fascino (la scena di Humphrey che maneggia delle palle di marmo, l'avete mai vista? Eccola qui sotto) oltre che di profondo intuito politico, in cui il suddetto interpreta la parte del capitano nevrotico che tiranneggia l'equipaggio.

domenica, febbraio 18, 2007

Le Lettere da Iwo Jima



Clint Eastwood aveva detto di voler fare Non un film di guerra, ma un film sugli uomini in guerra. Beh, ci è riuscito. In una luce spettrale, i giapponesi scavano tunnel nella sabbia nerissima dell'isola di Iwo Jima (il film è stato girato in Islanda, uno dei posti più simili all’isola originale, che essendo di origine vulcanica è caratterizzata da rocce e sabbie nere prodotte dalle eruzioni) per affrontare lo sbarco di un esercito americano dai mezzi decisamente superiori. Il loro dovere è quello di combattere e morire per la patria e per l'imperatore. Nella controparte americana Eastwood aveva mostrato l'ipocrisia del mandare a fare la guerra (e a morire) la gente in nome e difesa della libertà, mentre il punto di vista giapponese rappresenta con la massima evidenza come al soldato, in quanto puro strumento della potenza imperiale, venga chiesto innanzitutto di annullarsi come persona. In maniera quasi palpabile, al limite del claustrofobico, Letters from Iwo Jima mostra l'inumanità della guerra. Eastwood ha ideato il film basandosi sulla raccolta di lettere che il generale Kuribayashi (Ken Watanabe), persona intelligente e colta, mandava dal fronte. Nello scrivere, nel pensare e nel ricordare il generale resiste all'abbrutimento totale della guerra e riconosce più eroismo nella paura del soldato poco motivato che nell'eroico sacrificio dei fanatici esaltati.
PS
Ho messo il trailer al posto della solita foto sperando che a qualcuno venga voglia di vederlo. In effetti è un film non facile e molto duro, ma so che i veri eroi non se lo perderanno.
PS
A differenza di Lynch, sul quale intendo infierire fino a che non viene a chiedermi scusa personalmente, Clint Eastwood ha qualcosa da dire.

giovedì, febbraio 15, 2007

CEP's


Con il suo lavoro iconografico sul corpo maschile CEP ci ricorda che l'esposizione del sesso maschio viene considerata comunque porno ad accezione di mapplerhorpe per cui vale il discorso in precedenza fatto per p.p.pasolini
PS: ci siamo permessi di pubblicare solo una delle immagini che compongono questa ricerca, rimandiamo al blog del suo autore chi volesse approfondire.

domenica, febbraio 11, 2007

Lo linciamo 'sto Lynch!?!



Una domanda del genere otterrebbe, credo, il 99% delle risposte affermative nel caso
in cui venisse posta al 170esimo minuto di INLAND EMPIRE il quale, fin dal titolo, deciso da Lych perché gli piacevano le parole "INLAND EMPIRE" (un sobborgo ad est di Los Angeles dove abita il marito di Luara Dern - fondamentale saperlo per noi - e subirne un film intero), si rivela fondamentalmente una presa per i fondelli del pubblico. Senza esagerare si tratta veramente di un'accozzaglia insensata, pretenziosa, vacua ed inconcludente di scene dai tipici tratti "lynchani". Buone per 20 secondi di video arte o per un videoclip di Tiziano Ferro, ma assolutamente vessatorie per i 172 minuti (197 per i poveri polacchi, abituati alle purghe staliniane, alla chiesa e a Solidarnosc) totalmente privi di continuità narrativa. Insomma le scene misteriose-grottesche-spiazzanti che hanno reso famoso il maestro funzionano se inserite in un contesto con un minimo di senso, ma in questo caso, per quanto sia da riconoscere una certa maestria, risultano quantomeno gratuite oltre che noiosissime. Intervistato a caldo all'uscita dalla proiezione uno spettatore che per ragioni di privacy chiameremo Jino risponde: "adesso vado a casa sua e gli mostro per 347 minuti il mio culo perchè a me piacciono le parole "BUCO DEL CULO" (il maiuscolo è d'obbligo, pare)."

giovedì, febbraio 08, 2007

Sigourney Weaver: da Alien a alienata



Ebbene, l'ex-eroina della saga Alien, si cimenta oramai nei ruoli più estremi. In Snow Cake (presentato, con un certo successo, alla Berlinale 2006), tipico film da rassegna tematica su disagio mentale e/o alienazione, fa la parte dell'autistica aggiungendo al consueto repertorio di manie (pulizia-ordine-numeri) anche una serie di stronzate, tipo il riempirsi la bocca di neve. Il film non è malissimo, ha delle parti piuttosto riuscite e riesce a non essere troppo pesante nonostante il tema, considerando che il budget deve essere stato tanto basso da non consentire agli attori nemmeno lo shampoo.

mercoledì, febbraio 07, 2007

Grazie zio (Fulvio)

Ci salvi, se non dall'errore (già commesso), almeno dal fatidico ed inumano perseverare. Non è vero che La vita degli altri non uscirà mai in Italia, perché come ci fa notare Fulvio in eurovisione dalle antenne di Radio Sherwood: il film in questione è candidato all'oscar!!! Quindi ci sono buone ragioni per supporre che qualche lungimirante distributore ci faccia un pensierino (dopo averlo snobbato nonostante fosse stato insignito di svariati premi al Deutscher Filmpreis).

Das Leben der Anderen - La vita degli altri



Chi sono gli altri? Georg Wiesler non lo sa e, da zelante funzionario della STASI (Stasstssicherheit - ovvero sicurezza dello stato, qui si fa informazione, mica roba sboronerie) quale è, lui sceglie innanzitutto di controllarli. Spiarli, ascoltarne i discorsi e gli umori, però, è un'arma a doppio taglio: può succedere che ci si lasci coinvolgere. Soprattuttto se si scopre che le ragioni all'origine del sospetto sono più personali che ideologiche. La vita degli altri forse in Italia non uscirà affatto ed è proprio un peccato perchè, per quanto non sia un capolavoro assoluto, è un film sincero e commovente che, al di là di qualsiasi giudizio ideologico, si e ci interroga veramente sul senso profondo dei rapporti tra persone (la politica?)e sul fatto che non è possibile fare dei compromessi senza perdere qualcosa che può essere più prezioso della vita. Bravissimi gli attori e ottima la ricostruzione storica.
PS: Non è affatto pesante, anzi è piuttosto avvincente e a tratti anche comico (i resoconti del funzionario tonto sono esilaranti), anche se, da quanto si può arguire dal nostro ultimo sondaggio non è esattamente il tipo humor che piace ai cinefili (pare che la scorreggia faccia ancora ridere e parecchio anche).

lunedì, febbraio 05, 2007

Per i ragazzini quarantenni


Ti piacciono i cartoni animati giapponesi?
Dico quelli fatti un po' grezzi, con i corpi fermi e il fondo che scorre dietro, con le immagini ripetute per risparmiare ma che fanno graficamente molto post pop (o anche Picasso)? Insomma, ti piace Goldrake? E a proposito di post pop, ti piacciono i Daft punk?
Se sì guardati interstella 5555 di Leiji Matsumoto.
Non è di oggi, e ormai è magnificamente sorpassato.
Ma mi piace il ritorno ai film-opera pop tipo Tommy o The wall.
Senza dialoghi, con solo musica.
Qui il primo pezzo.
Gli altri li trovi tutti su youtube (fai "cerca interstella 5555")
Per saperne di più:
http://www.cinefile.biz/5555.htm
Elzago