lunedì, marzo 31, 2008

Ho sempre sognato di essere un gangster


J'ai toujours rêvé d'être un gangster è un po' Coffee and Cigarettes alla francese. Film in bianco e nero ad episodi in parte legati tra loro, con personaggi stralunati, dialoghi surreali ambientati rigorosamente al bar. Anzi in un'anonima "caféteria" da circonvallazione e nel suo ampio parcheggio. In realtà, nonostante l'evidente debito stilistico, nei confronti di Jim Jarmush & co, il 35enne autore e regista teatrale Samuel Benchetrit è stato capace di dare a questo suo secondo lungometraggio un bel tocco originale, oltre ad una vena comica un po' meno minimale che nel modello americano. I personaggi sono semplici, ma tutti molto teneri ed umani. C'è chi, annoiato dal presente, cerca un futuro avventuroso; chi è costretto a lanciarsi in avventure strampalate per sbarcare il lunario; o chi, invece, ha vissuto in un'epoca che non è più e che ormai fa parte del mito. Un omaggio commosso al cinema di ieri, quello dei gangster e degli avventurieri; o forse più che altro al cinema in generale, come proiezione di desideri che non trovano spazio nella vita.
E' proprio un film simpatico, divertente e molto godibile, di sabato pomeriggio la sala del Majestic Bastille era piena e rieccheggiante di risate. Sembrava quasi una proiezione d'altri tempi. Spero che esca anche in Italia, ma ho i miei dubbi, anche se è passato al Festival di Locarno dello scorso anno.

giovedì, marzo 20, 2008

Riavvolgete!


Be kind rewind è una commedia leggera e surreale di Michel Gondry, il regista francese che ha conquistato Hollywood dopo aver realizzato video per Björk, Rolling Stones, Chemical Brothers, Massive Attack, Kylie Minogue, Daft Punk, Lenny Kravitz e Radiohead. Del resto dopo Se mi lasci ti cancello e L'arte del sogno (con Che Guevara e Gainsbourg) lo si conosce anche in Italia. Meno "mentale" e decisamente più visivo, questo suo ultimo film parla di due squinternati che, avendo fatto smagnetizzare tutte le cassette della videoteca che uno di loro ha in gestione momentanea, si mettono a ri-fare i film più richiesti, da Ghost Busters a Robocop...in uno stile magnificamente trash. Bella l'idea e ben riuscito il film, grazie anche all'esuberanza di Jack Black. Un omaggio commovente all'era del VHS.
In Italia uscirà? Chissà. Qui in Francia sta incassando molto meno del previsto, come è successo anche negli USA e questo non ne aiuta certo la diffusione.
Una curiosità: sia in Italia che in Francia in questo momento è il prodotto nazionale e praticamente inesportabile a sbancare il botteghino. In Italia è Verdone, qui è Bienvenue chez les Ch'tis, commedia vagamente fantozziana che gioca sull'immagine stereotipa che i francesi hanno delle inospitali terre all'estremo nord del paese e della parlata tipica dei loro abitanti. Pare stia incassando più dell'ultimo Asterix (e Alain Delon non gradisce).

mercoledì, marzo 05, 2008

Scorrerà del sangue?


There will be blood o meglio Il petroliere, come recita l'immancabile stravolgimento nostrano del titolo, è il nuovo film di Paul Thomas Anderson, quello di Magnolia (il film in cui piovevano rane) e di Boogie Nights (ascesa e caduta di un attore porno superdotato). Nonostante la qualità e il successo delle due prime pellicole, che tra l'altro lanciarono a livello internazionale attori come Philip Seymor Hoffman e Mark Wahlberg, Anderson ha lavorato solo per la televisione per un bel po' di anni prima di tornare al cinema con questo There will be blood. Anche in questo caso la qualità visiva è eccellente. Le sequenze iniziali sono potenti: senza parole le immagini (e i suoni!) di uomini anneriti e abbrutiti la dicono lunga sulla cupidigia umana e su come possa trasformare una persona in una macchina da guerra priva di sensibilità. I cercatori di petrolio che strisciano nella melma e lungo i pozzi hanno qualcosa delle scimmie di 2001: Odissea nello spazio e della loro lotta per la sopravvivenza ed il dominio. There will be blood è ambientato in California agli inizi del '900 e parla, per l'appunto, di un uomo che ha venduto l'anima al petrolio, nonchè, di conseguenza, del rapporto tra potere e la religione, ovvero della necessità di farsi amici i preti per fregare veramente tutti. Pressochè posseduto dalla sua smania di ricchezza, Daniel Plainview (Daniel Day-Lewis), lavora come un matto tirandosi dietro il figlioletto. La sorte premia i suoi sforzi con il successo economico, ma punisce la sua cupidigia colpendo suo figlio, come nella nella migliore tradizione biblica. Nella seconda parte il film si dilunga un po' indugiando sul rapporto tra l'imprenditore assatanato e il predicatore invasato che gli aveva offerto l'occasione di un'alleanza tra dio e petrolio (non per niente si dice "unto dal signore"). L'analisi psicologica del protagonista è comunque di altissimo livello e di grande complessità, c'è pure una citazione del Don Giovanni di Molière. La critica cita, a ragione, Citizen Kane e Il gigante oltre a Kubrick e ad Altman.

martedì, marzo 04, 2008

Teatro effimero


A volte vale la pena dedicare qualche parola anche al teatro. A Parigi ce n'è di straordinari. Il Théàtre de Bouffes du Nord è un posto da sogno. Restaurato in maniera da conservare il fascino fatiscente che aveva negli anni '70 quando Peter Brook lo scoprì, ricorda la pittura Moreau, ma anche quella di Dubuffet da quanto è materico e, apparentemente, lì lì di dissolversi.
Altro posto magico è la Cartoucherie, sede del Théàtre du Soleil, compagnia fondata e tutt'ora diretta Ariane Mnouchkine. In questi giorni presentano l'opera Les Ephémères, che dopo aver debuttato a Parigi a fine 2006 ha fatto il giro del mondo riscuotendo grandi consensi. Si tratta di uno spettacolo che nella sua versione integrale - che io ho visto con sommo piacere sabato scorso - dura circa 7 ore ed è composto da una serie di episodi di vita familiare che abbracciano le generazioni del dopoguerra fino ai giorni nostri (che sono poi anche quelle che compongono la compagnia di attori!). Sono piccole storie raccontate in estrema sintesi e scomposte in vari frammenti; si svolgono su piattaforme circolari spinte sulla scena, dove, in tempi brevissimi, sviluppano intrecci ora commoventi, ora drammatici e sempre appassionanti, per poi scorrere via lasciando il posto ad altre storie. E' uno spettacolo bellissimo e si può vedere anche diviso in Recueil 1 e Recueil 2. Bellissimo è anche il luogo, fa venir voglia di credere nell'utopia (?) della Comune.