domenica, novembre 25, 2007

Nous les vivants


(innanzitutto guardare il trailer qui sopra)
Visto? Simpatico, eh? Un po' di Fassbinder, un po' dell'ormai noto ed esilarante sarcasmo nordico e...noi esteti estremi ci divertiamo un sacco con questa roba...finalmente qualcosa di forte dopo tanto cinema hollywoodiano, oh, questa è una produzione Artè, mica le solite majors commerciali.
Questo è quanto abbiamo pensao nel vedere questo trailer e non appena il film è uscito ci siamo precipitati a vederlo convinti di scoprire il nuovo Waters scandinavo o l'Almodovar delle nevi. Ebbene no. Roy Andersson, regista di Du levande per l'appunto, ha messo insieme una simpatica, ma neanche tanto originale (copiato tanto da Aki Kaurismaki), serie di quadretti tragico-comici, ma poi non si è posto il problema di come fare evolvere la cosa. Insomma per tutta la prima parte del film si spera che il tutto acquisti un qualche senso, oltre a quello esistenziale (che a fine novembre con una brutta giornata si può percepire anche solo guardando dalla finestra o recandosi in qualche grande magazzino affollato). Passata la prima ora si comincia a sperare di no per non prolungare ulteriormente l'agonia; infatti, una volta afferrato il gioco tra miseria e dignità umana che sta alla base delle amene scenette di quotidiano squallore, il film non riserva alcuna altra sorpresa, se non un lento ma inesorabile declino della vis comica iniziale.
Insomma, molto probabilmente questo film in Italia non uscirà, ma una volta tanto non perdete nulla!

giovedì, novembre 15, 2007

Eastern Promises



Davide Cronenberg ha fatto un nuovo film che si chiama Eastern Promises (trad. fr. Les promesses de l'ombre, in italiano chissà) ed è splendido, a mio parere. Ma non solo. Infatti è piaciuto a tutti ed eravamo 2 italiani, 1 olandese, 1 polacca e 1 tedesco + un numero indefinito di francesi con cui non ho avuto scambi di opinione ma che comunque non contano perché sono troppo incazzati per lo sciopero. Beh, sembra una barzelletta di quelle che circolavano una volta, ma dimostra che ho ragione: se credete a sondaggi , statistiche e baggianate varie, dovete necessariamente credere anche a me.

Il film è ambientato a Londra negli ambienti della mafia russa. Viggo Mortensen (leggetivi il wiki cliccando sul nome e scoprirete che, oltre ad essere bravo e bello come attore, è anche poeta e pittore) è un affiliato, un umile autista che però si distingue per la qualità del suo servizio e per la capacità di tenere bada il solito figlio coglione, beone, squilibrato ed incapace del super-boss (Vincent Cassel, oramai specializzato ed imbattibile nell'interpretare ogni sorta di "marajon", del resto il poverino è figlio d'arte anche nella vita). Tra le innumerevoli atrocità commesse dalla banda di malviventi, c'è anche l'usanza di usare a fini ricreativi delle adolescenti ben imbottite di eroina. Una di queste vittime finisce all'ospedale e, per la fortuna della bambina che partorirà, si imbatte in Naomi Watts (bravissima anche lei) che fa l'infermiera.

Siamo molto vicini al precedente History of Violence, anzi direi che Eastern Promises ne rappresenta una variante inversa ma simmetrica sul tema della violenza dilagante ed incontrollabile. Nel primo un atto eroico ma violento scatena una serie di eventi che mettono a repentaglio un ambito familiare e rassicurante da cui il male era stato espulso. Nel secondo, l'ambiente della mafia russa, dominato da una violenza cieca, atroce ed inesorabile deve impedire che qualcosa di buono ed innocente sfugga alle sue leggi. Insomma il se il Male si infiltra, altrettanto fa il Bene.
Eastern Promises va letto su due livelli, peraltro non privi di reciproche implicazioni: il film di genere, ovvero il film di mafia che è oramai una delle tipologie classiche, con le sue leggi, i suoi ritmi e le sue stereotipie e il film di Cronenberg (anche questo già un genere? Forse, però riesce ancora a dire cose nientaffatto banali), con la sue riflessioni molto corporee sulla natura dell'uomo.
E un film bellissimo, non perdetevelo!

Les critiques de Charlie Hebdo


Con il suo umorismo dissacrante, Charlie Hebdo pubblica tra le migliori recensioni cinematografiche che si possano trovare in circolazione. Questa simpatica vignetta illustra un articolo esaustivo, documentato e complesso sui vari livelli di lettura di Eastern Promises e in generale sul cinema di Cronenberg.

domenica, novembre 04, 2007

Il nuovo Woody Allen


C'è già chi dice che Cassandra's Dream concluderebbe una supposta "trilogia inglese" di Woody Allen: io direi che, con tutta la buona volontà risulta difficile credere che Scoop (il penultimo, sempre ambientato a Londra) possa rientrare in un discorso filosofico che necessiti di 3 film per essere espresso. Quanto a Match Point, invece, è vero che l'ambizione, o meglio, l'ansia di scalata sociale del suo giovane protagonista, ricorda quella dei due fratelli, interpretati da Colin Farrell e Ewan McGregor, che in Cassandra's Dream si mettono nei guai nella speranza di esaudire i loro sogni di soldi, successo e bella vita. Insomma, possiamo dire al limite di avere dittico londinese di Woody Allen. Il titolo del primo film faceva riferimento all'attività originaria (maestro di tennis in un club esclusivo), mentre quest'ultimo si riferisce addirittura alla mitologia greca, tema da sempre caro ad Allen, anche se la lettura che ne fa non è proprio filologica (vedere Saperla lunga e Citarsi addosso; ecco una citazione per rendere l'idea "Tutti gli uomini sono mortali. Socrate era mortale. Quindi, tutti gli uomini sono Socrate."). Io credo che anche la lettura di questo film, vada nel senso di una reinterpretazione della cultura classica. Cassandra è famosa per aver previsto una serie di sciagure senza venire ascoltata, ma in questo film non c'è alcuna profezia, c'è solo una sciagura. Ecco allora che emerge l'interpretazione originale del grande Allen: dare il nome di "(il sogno di) Cassandra" ad una barca porta una sfiga nera!
A parte gli scherzi il film è bellino anche se a me Match Point era piaciuto di più, ma un dittico va sempre completato e poi perdersi il film annuale di Woody Allen porta sfiga.